11 agosto
S. Martino
di CastrozzaMi sveglio infreddolito alle sette, ci sono quattro gradi. In effetti, S. Martino è a milleseicento metri.
Addobbato con giacchina di pile, sopra tutto(che toglierò solo nel pomeriggio), parto per meta ignota, purché sia in alto.
Alla partenza affronto un ampio stradone in terra battuta e dolce pendenza, dopo un bivio aumenta la pendenza e si riduce la larghezza finché svanisce anche l’ultimo viottolo e mi ritrovo a risalire una pista da sci. Voltandomi noto l’incredibile pendenza, che sento sulle gambe ma penso che una discesa simile non la farò di sicuro, neanche a piedi.
Trovo pecore al pascolo con agnellini appena nati (si proprio quei bei agnellini pasquali)¸ freschissimi rivoli di acqua glaciale e folate di vento gelido.
All’impianto superiore dello ski-lift scorgo ancora una sommità da raggiungere, poi un’altra e un’altra ancora, finalmente eccomi: Sono nel punto più alto, intorno, lontane e maestose, solo meravigliose pareti rocciose. Trecentosessanta gradi di vista e chilometri di Dolomiti mi circondano. Sotto di me vedo spiccare il volo un rapace: Meraviglia! Ho coronato finalmente un sogno che covavo da piccolo, arrivare al punto più alto possibile, oltre solo il cielo. Alla mia età, poi, è una soddisfazione.
Devo fare una confessione: “Faccio uso di Spritz”.
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