1 Agosto.
Mi sveglio al camminare dei gabbiani sul tetto de camper, saluto mamma Dorina che sta nutrendo le sue creature e parto per la tappa base principale: Trieste.
Sistemo il camper in un’orribile area di sosta; faccio la spesa includendo carpaccio per darmi la carica; pranzo e mi cala la palpebra. Reagisco appena in tempo, parto a piedi e imbocco le salite che mi porteranno al punto più alto: Colle San Giusto. Quando arrivo all’angolo del Castello di San Giusto,vedo una famigliola di tedeschi che mi precedono, sono evidentemente avviati al castello e li seguo. Percorriamo il lato est, poi il lato nord, poi il lato ovest e finalmente ll lato sud dove c’è l’ingresso, dieci metri dal bivio dove ho deciso di seguirli.
Bellissimo panorama sulla città e sul golfo. Scendo per visitare la Basilica di San Giusto. E’ grandiosa, affrescata addirittura con dell’oro. Oltre all’altare principale ce ne sono altri quattro laterali, mai visto.
Mi sveglio al camminare dei gabbiani sul tetto de camper, saluto mamma Dorina che sta nutrendo le sue creature e parto per la tappa base principale: Trieste.
Non ci sono mai stato, l’aspettativa è alle stelle.
Già all’esterno c’è un’interessante area di reperti romani. Il castello è davvero ben tenuto. C’è una bellissima mostra di armi antiche, un lapidario e la possibilità di fare il giro sulle mura. Quando esco per il giro mura, quello che mi farà capire esattamento com’è Trieste, comincia a piovere, ‘giusto’ in quel momento: poco, ma piove.
Uno di questi è poco illuminato ma sicuramente bello. So che, di solito si tratta dell’attrazione principale e vogliono i soldi per accendere le luci, quindi metto il mio euro e mi piazzo per la foto. Quado mi giro quasi mi spavento, erano tutti lì a fotografare.
Parto per la discesa verso il cuore della città: piazza dell’Unità d’Italia. Imbocco la via di San Giusto e giusto in quel momento ricomincia a piovere ma smette quando arrivo alla meravigliosa piazza. Tre lati sono abbelliti di bellissimi palazzi; attraente la Torre Campanaria con i mori che suonano le ore come a Venezia. Il palazzo del Governo affrescato in oro sul lato destro e, di fronte, il mare. Proprio in quel momento transita una nave che copre l’orizzonte.
Soddisfatto, mi avvio al ritorno, ovviamente a piedi come sono arrivato, ma facendo il lungo mare: Trieste ha cinquecento metri di lungomare pubblico, il resto è porto.
Porto vecchio, porto nuovo, porto turistico: io mi perdo nel porto vecchio. Dopo chilometri di camminare a vista chiedo informazioni, il turco non capisce, in questo porto sono tutti turchi, mi si dilatano le pupille, guardo in giro e scorgo uno sgabbiozzo con scritto ticket: salvo! Mi indicano un capannone, dove c’è una scala che risale alla strada e dopo ci sarà il posto che cerco. Infatti, uscendo dalla rampa riconosco la strada che avevo imboccato quattro volte quando cercavo l’area di sosta e dove avevo sempre fatto improponibili inversione a U. Lì, cinquanta metri a destra, c’era il mio camper.
Stasera spaghetti in aglio olio peperoncino pomodoro e qello che trovo in frigo.
Mamma quanti turchi.
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