4 Agosto: Slovenia.
Mi riprende la voglia di tornare all’idea iniziale di fare il giro dell’Istria e, a malincuore (per fortuna) riparto.
La Slovenia ha una quarantina di chilometri di costa, e pare che gli sloveni non vivano se non hanno il mare. Ogni paese ha parcheggi di auto enormi e parcheggi di barche (porti) che non finiscono mai.
Le spiagge sono in periferia
Capodistria ha anche un porto commerciale e poi milioni di pali bianchi e miliardi di chilometri di corde attaccate a quei pali bianchi.
Il paese è molto carino e si vede l’influenza di Venezia. Isola d’Istria e Pirano, pure loro, sembrano piccoli angoli di città lagunari. I campanili sono, tutti, copie di quello di San Marco.
Purtroppo le spiagge sono sempre sassose, ma trovo un’area erbosa a parcheggio e una spiaggia ben attrezzata. Mi fermo: ho visitato già tre cittadine per cercarne una.
Faccio anche un bagno e scopro che è l’unico posto dove l’acqua non era limpida, infatti, sono circondato da una marea di gente che fa ginnastica organizzata. Pazienza.
Ho casa mia a cinquanta metri dal mare. Sento della musica provenire dal baretto sulla spiaggia e un grande movimento di giovani, dev’essere l’happy hour.
Da un’ora ascolto musica semi sconosciuta in Sloveno: non è male. Sono seduto sulla mia seggiola a fianco del camper, vista mare al tramonto: nulla da chiedere di più alla vita.
Improvvisamente, solo musicato, il ballo del qua-qua, da non credere; poi dei rock anni sessanta in sloveno;
sempre in sloveno, quella di Cecchetto. Sento fare i pezzi che si usano anche da noi.
Aspetto con trepidazione quella di Heidi, cosi scoprirò come si dice T…. in lingua locale.
Sono pazzi questi sloveni.
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