mercoledì 31 agosto 2011

Una se ne pensa...


29 agosto Follina, Cison. Passo S. Boldo, Catello di Zumelle
Una cosa bella è decidere di andare all’ultimo istante: Scendere se fa fresco, salire se fa caldo, girare se qualcosa t’ispira.
Il problema è quando tutti questi elementi s’incontrano.
Chiostro dell'abbazia di Follina
E’ successo oggi. Pare che la temperatura si rinfreschi e punto verso Cison di Valmarino, da dieci anni tormentone dell’amico di leva Mario.
Mi arresto poco prima a Follina perché noto un ambiente che mi appare interessante: Ho ragione, se passate di qua fermatevi.
Castello  Brandolini a Cison di Valmarino
Poco
dopo Cison, che in parte mi delude: Gravita intorno al castello dei Brandolini, ma è un aristocratico hotel, poco spazio per noi comuni mortali.
Il paese è grazioso, ma fa caldo.
Prigionieri di guerra al lavoro al Passo di S. Boldo

Do retta al Touring club, salgo a Passo San Boldo: Pazzesco!
Si sale con curve di fuoco quando, improvvisamente, i tornanti diventano gallerie dentro la montagna e talmente stretti da farmi annotare: Non acquistare un camper più lungo.
Alla fine cerco un’area per riposare me e il camper: non vedo spiazzi, continuo, continuo, continuo, non c’è nulla là sopra. Ricordo di aver letto che quella strada fu costruita durante la guerra per impegnare i prigionieri: Ah ecco, Un caz.. da fare!
Mi fermo qualche chilometro più in giù nel parcheggio di un cimitero, per fare il punto della situazione.
Mi serve un’area sosta per rabboccare serbatoi e quant’altro e decido, secondo informazioni di alto livello per l’area di Castello di Zumelle: scarichi, acqua, energia elettrica.
Il navigatore lo dovrò cambiare, forse ho risparmiato troppo: dopo sei giri chiedo informazioni e mi indicano il vero percorso.
In una stradina strettissima in mezzo a boschi fittissimi in tre chilometri scendo di duecento metri, risalgo di trecento, ridiscendo di cento e trovo l’area: c’è davvero tutto quello che doveva esserci e nient’altro.
Castello di Zumelle
Sistemo il camper, faccio i pieni e, beatamente con la canna dell’acqua in mano, alzo gli occhi e vedo, sopra un’isolata collinetta, a cento metri, un castello: Oh c…! Il Castello di Zumelle.

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