26 luglio
Marostica,
famosa per le ‘ciliegie di Marostica i.g.p.’ e per la ‘piazza degli scacchi’
(dove si gioca con scacchi viventi). Colpisce quel castello sulla collina, le
mura che ne discendono e circondano il paese come un abbraccio. Il secondo
castello in basso all’ingresso dell’abitato sembra fungere da secondo guardiano.
Sono le
ciliegie, le mitiche “Sarese Marostegane”, che però mi risvegliano ricordi.
Avevamo una
zia piuttosto dura, zia Italia, che ci impressionava. Non ci ha mai fatto nulla
di male, ma l’abbiamo vista più volte rincorrere il figlio lanciandogli mattoni,
spesso prendendolo alla schiena.
Allevava
oche, non polli e maiali come gli altri: la vedevamo bloccare l’oca di turno tra
le gambe, aprirgli il becco, infilargli fette di polenta in gola e spingerle in
fondo col bastone, metodo usato per ottenere il famoso foiis gras’; siamo negli
anni ’50, e mi chiedo chi gli avesse consigliato questo strano allevamento.
Il risultato
era che le oche, così allevate, ovviamente erano aggressive pure loro, come la
padrona e noi si tenevano le distanze dall’una e dalle altre. Lei però,
nell’orto, aveva le “sarese marostegane” che noi non avevamo. Avevamo tutti i
tipi di ciliegie tranne quelle e naturalmente ciò che non si ha è sempre più
buono, e quelle erano decisamente più belle, più grosse e più buone. Un giorno
ci propose di salire a raccogliercele. Non credevamo ai nostri orecchi:
partimmo come fulmini tutti e sei i fratelli, gli altri tre erano al lavoro, ma
ci bloccammo davanti alla pianta. Ci eravamo dimenticati che lei, per non
farsele rubare, aveva potato la pianta in modo che i primi rami fossero a circa
quattro metri dal suolo: inarrivabili. Ci voltammo verso di lei presagendo la
truffa, ma vedemmo che il suo ghigno emanava già soddisfazione, il suo volto
divenne umano e disse: “ve porto a scaea!” Salimmo e mangiammo davvero a
crepapelle, consci che chissà quando ‘zia Italia’ ci avrebbe rifatto un simile
dono.