martedì 27 novembre 2012

Marostegane


26 luglio
Marostica, famosa per le ‘ciliegie di Marostica i.g.p.’ e per la ‘piazza degli scacchi’ (dove si gioca con scacchi viventi). Colpisce quel castello sulla collina, le mura che ne discendono e circondano il paese come un abbraccio. Il secondo castello in basso all’ingresso dell’abitato sembra fungere da secondo guardiano.

Sono le ciliegie, le mitiche “Sarese Marostegane”, che però mi risvegliano ricordi.

Avevamo una zia piuttosto dura, zia Italia, che ci impressionava. Non ci ha mai fatto nulla di male, ma l’abbiamo vista più volte rincorrere il figlio lanciandogli mattoni, spesso prendendolo alla schiena.

Allevava oche, non polli e maiali come gli altri: la vedevamo bloccare l’oca di turno tra le gambe, aprirgli il becco, infilargli fette di polenta in gola e spingerle in fondo col bastone, metodo usato per ottenere il famoso foiis gras’; siamo negli anni ’50, e mi chiedo chi gli avesse consigliato questo strano allevamento.

Il risultato era che le oche, così allevate, ovviamente erano aggressive pure loro, come la padrona e noi si tenevano le distanze dall’una e dalle altre. Lei però, nell’orto, aveva le “sarese marostegane” che noi non avevamo. Avevamo tutti i tipi di ciliegie tranne quelle e naturalmente ciò che non si ha è sempre più buono, e quelle erano decisamente più belle, più grosse e più buone. Un giorno ci propose di salire a raccogliercele. Non credevamo ai nostri orecchi: partimmo come fulmini tutti e sei i fratelli, gli altri tre erano al lavoro, ma ci bloccammo davanti alla pianta. Ci eravamo dimenticati che lei, per non farsele rubare, aveva potato la pianta in modo che i primi rami fossero a circa quattro metri dal suolo: inarrivabili. Ci voltammo verso di lei presagendo la truffa, ma vedemmo che il suo ghigno emanava già soddisfazione, il suo volto divenne umano e disse: “ve porto a scaea!” Salimmo e mangiammo davvero a crepapelle, consci che chissà quando ‘zia Italia’ ci avrebbe rifatto un simile dono.

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