Piana degli Albanesi: Portella della Ginestra |
Entroterra
siciliano
3 – 4 maggio
A soli venti
chilometri da Palermo c’è un luogo-paese che si chiama ‘Piana degli albanesi’,
un tempo chiamato Piana dei greci. Il nome è intrigante e decido valga la pena fare
una visita.
Strada
facendo mi imbatto in un cartello che mi ricorda cose antiche: ‘Piana della
Ginestra’. Si tratta di un luogo ove il primo maggio del ’47 vi fu una strage. Storia
dice che il bandito Giuliano ha sparato sulla folla di manifestanti che qui chiedeva
le terre da coltivare: La magistratura propende per l’ipotesi ‘su ordine della
mafia’; il P.c.i., organizzatore della manifestazione ritiene
per ordine del
ministro degli interni Scelba; altri su ordine della massoneria, altri dei
poteri forti. Insomma è il primo “Caso Irrisolto” della storia d’Italia. Ancora
oggi qualche magistrato riapre le indagini ma sempre senza risultato.
In questo
luogo, davvero bello, si è circondati da alte montagne, dolci colline con campi
coltivati, laghi, artificiali e un tripudio di fiori che colorano le colline.
Fare raffronti è sempre fuorviante, ma sembra di ammirare le montagne
dolomitiche, le colline umbre e del Monferrato e i laghetti lombardi, tutto
insieme.
Piana degli albanesi: il lago omonio |
Quì, dove meno l’avrei cercato, ma c’era da aspettarselo, trovo un castello.
Un piccolo castello chiamato ‘Casina di caccia’. Siamo in un micro paesino
chiamato Ficuzza ove i re borbonici venivano a cacciare. La costruzione ha una
superficie di circa ottocento metri quadrati per quattro piani e il grande parco.
Tutta la zona, a disposizione per la caccia del re, superava i ventimila ettari
oggi ridotti, si fa per dire, a settemila e diventata la Riserva Naturale Orientata
del “Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e gorgo del
Drago” (nome un po’ lungo).
Riserva della Ficuzza: Il trono del Re. |
La cosa
interessante che ho scoperto è il modo in cui i re andavano a caccia. Partivano
tutti Re, Vassalli e cani ma, arrivati sul posto, il Re, tranquillo, attendeva in
qualche luogo protetto che gli aiutanti, battendo la zona, costringessero la selvaggina a
convergere sul luogo ove lui si trovava. Naturalmente il posto dell’attesa
doveva essere almeno in parte confortevole, infatti qui c’è, ancora oggi, la
postazione fissa di Filippo IV, chiamata ‘Il trono del re’: una roccia
da cui hanno ricavato trono e scalini. Tranquillamente seduto il sovrano attendeva l’arrivo degli
animali e da qui, procedeva alla loro esecuzione. Facile no!
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