mercoledì 15 maggio 2013

Re alla caccia. Bosco della Ficuzza.


Piana degli Albanesi: Portella della Ginestra

Entroterra siciliano
3 – 4 maggio
A soli venti chilometri da Palermo c’è un luogo-paese che si chiama ‘Piana degli albanesi’, un tempo chiamato Piana dei greci. Il nome è intrigante e decido valga la pena fare una visita.
Strada facendo mi imbatto in un cartello che mi ricorda cose antiche: ‘Piana della Ginestra’. Si tratta di un luogo ove il primo maggio del ’47 vi fu una strage. Storia dice che il bandito Giuliano ha sparato sulla folla di manifestanti che qui chiedeva le terre da coltivare: La magistratura propende per l’ipotesi ‘su ordine della mafia’; il P.c.i., organizzatore della manifestazione ritiene
per ordine del ministro degli interni Scelba; altri su ordine della massoneria, altri dei poteri forti. Insomma è il primo “Caso Irrisolto” della storia d’Italia. Ancora oggi qualche magistrato riapre le indagini ma sempre senza risultato.

In questo luogo, davvero bello, si è circondati da alte montagne, dolci colline con campi coltivati, laghi, artificiali e un tripudio di fiori che colorano le colline. Fare raffronti è sempre fuorviante, ma sembra di ammirare le montagne dolomitiche, le colline umbre e del Monferrato e i laghetti lombardi, tutto insieme.

Piana degli albanesi: il lago omonio



















Quì, dove meno l’avrei cercato, ma c’era da aspettarselo, trovo un castello. Un piccolo castello chiamato ‘Casina di caccia’. Siamo in un micro paesino chiamato Ficuzza ove i re borbonici venivano a cacciare. La costruzione ha una superficie di circa ottocento metri quadrati per quattro piani e il grande parco. Tutta la zona, a disposizione per la caccia del re, superava i ventimila ettari oggi ridotti, si fa per dire, a settemila e diventata la Riserva Naturale Orientata del “Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e gorgo del Drago” (nome un po’ lungo).
Riserva della Ficuzza: Il trono del Re.
La cosa interessante che ho scoperto è il modo in cui i re andavano a caccia. Partivano tutti Re, Vassalli e cani ma, arrivati sul posto, il Re, tranquillo, attendeva in qualche luogo protetto che gli aiutanti, battendo  la zona, costringessero la selvaggina a convergere sul luogo ove lui si trovava. Naturalmente il posto dell’attesa doveva essere almeno in parte confortevole, infatti qui c’è, ancora oggi, la postazione fissa di Filippo IV, chiamata ‘Il trono del re’: una roccia da cui hanno ricavato trono e scalini. Tranquillamente seduto il sovrano attendeva l’arrivo degli animali e da qui, procedeva alla loro esecuzione. Facile no!

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