venerdì 13 maggio 2011

Santu Jacu

Sono ancora in quel di Ternate, per completare la cura ‘Camminare e dieta’.  Decido di provare a salire su quella collinetta a fianco di Corgeno. Spero di trovare un buon panorama, la giornata è limpidissima. Imbocco a caso una strada che parte da Varano Borghi e costeggiando la ferrovia sale, la direzione sembra buona. La strada dapprima è asfaltata e ampia, poi attraversato un altissimo ponte a volta in mattoni, inizia a stringersi, inerpicarsi e sparisce l’asfalto, finalmente.  Trovo un incrocio con cartello indicatore blu, con scritto “Mon Chery” con l’Y greca accentata. Mi suona talmente strano che ovviamente mi avvio per le dovute ‘Verifiche del Pensionato’. Scendo e d’improvviso arrivano latrando due cani, e altri due più grossi che mi guardano in cagnesco. Mi fermo, loro si calmano, mi avvicino e non dicono nulla, ma saranno scemi! Scorgo in lontananza un Arco infiorato, degli ampi prati rasati, e infine un essere umano. Faccio cenno e grido: Si può? Questi  si avvicina e in Italiano albanesizzato, gentilmente mi dice di procedere tranquillo, perché “i cani devono pur fare qualcosa” (penso: ecco perché odio i cani, inutili e rompipalle).

Mon Chery
Supero l’arco fiorito e scopro un luogo incredibile, adibito a meeting e matrimoni  con catering, come si usa oggi con le ville antiche. Qui però l’artefice è un signore che ha oltre ottant’anni, e che dal 1958 vive qui. Ha acquistato una piccola vecchia fattoria e in quarant’anni ha costruito un lago, con ninfee, cigni, germani reali, tartarughe oche; una sfilata incredibile di statue e costruzioni esteticamente molto interessanti con cascatella d’ingresso al lago e uscita finale delle acque con ponticello panoramico. Mi fornisce anche il sito web: www.villalaghettomonchery.it.  Tutto costruito da lui, snobbato dai figli, rimarca, che ora forse sono interessati. Fenomeno! La cosa incredibile per me è che questo signore si è dichiarato figlio dello “Strascé”, quello di via Pilatello a Jerago, dietro alla Rejna. Posto che credo di conoscere molto bene.
Neve d'estate
 Esco dal quel piccolo paradiso, benedico(???) i cani e mi avvio da qualche parte, basta che sia in salita.
M’immergo nel bosco, incontro viottoli molto ampi innevati di fiori di robinia, e purtroppo anche lunghe e varie ferite sul terreno causate da una mal collocata pista di ‘moto cross’.
Un cartello indica ‘Monte San Giacomo’. Questo San Giacomo m’ispira. Ricordo con piacere le grandi feste in cui si mangia gratis all’interno della mitica Sardegna, tutte a nome di ‘Santu Jacu’, almeno quelle che ho frequentato io; qualche giorno fa ho capito che Santiago de Compostela è appunto San Giacomo, e suona molto come Santu Jacu. Vabbé, dicevo: salgo questi bei vialetti circondato dai boschi e improvvisamente trovo la Cima. Importanti muri a secco di contenimento, delle scalinate ben tenute in Ciottolato Lombardo, una piattaforma in granito adibito a tavolo indicatore come si usa nei punti panoramici con pavimentazione ottagonale sempre in ciottolato, terrazzo che si affaccia sul bosco e grossa struttura diroccata ma ristrutturata con aria di rudere antico. Si tratta, m’informa un anziano più di me incontrato mentre scendevo, di un’antica trattoria, oggi abbandonata, ove ai tempi si saliva con la macchina, e si facevano grandi pic-nic. Ora la zona è protetta da Lega Ambiente.
Anacondis Bossianus
 Mi sento soddisfatto, è mezzogiorno e mi avvio al ritorno.
Naturalmente scendendo chi posso incontrare? La biscia naturalmente, ma questa volta: io mi blocco, lei pure, io estraggo velocemente la mia Fuji, e la immortalo. Ecco a voi l’Anaconda della Padania. E’ ancora un cucciolo, ma crescerà.
E' meglio che mi nutra, fame da dieta, sto vaneggiando.
Il pomeriggio però un pò mi sono annoiato.

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