sabato 7 maggio 2011

Gracco

A mio padre,
Dopodomani ci sarà l’inaugurazione dell’ultima parte del percorso ciclo-pedonale di Comabbio, quello mancante da Mercallo a Corgeno. Oggi sono andato a verificare che i lavori fossero conclusi e ben fatti (è il nostro compito di pensionati, lo Stato ci paga per questo), strada facendo in un affascinante angolo del lago tra le ninfee in fiore, ho scorto un grossissimo pesce morto, credo fosse un Siluro.
Ninfee e pesce siluro
Nei laghi del Varesotto vi sono moltissimi pesci, ancora oggi sono molto pretetti dopo la grande opera di bonifica fatta negli scorsi decenni. Ho visto il fiume Brebbia, che collega i laghi di Varese e Comabbio, talmente pieno di pesce da non vedere quasi il fondo. Una domenica mattina c’era una gara di pesca, venti pescatori circa in un tratto di fiume di circa 20 metri, che alla fine pesarono, mediamente, cinque kili di pescato a testa, quasi un quintale in totale, che venne ributtato in acqua.
Non c'é più, come un tempo, la necessità di catturare per sostentamento, ma solo per hobby, addirittura oggi c’è una cultura che antepone l’animale all’uomo, spesso considerato causa di tutti i mali. Tu, che non riuscivi a ‘mettere insieme il pranzo con la cena’, ti meraviglierai, ma oggi è così.
La carne e il pesce si acquistano al supermercato, la vista dei pezzi di carne è associata al piatto che immaginiamo sarà sulla nostra tavola (il pesce non è considerato moltissimo, si vende ancora intero anche con l’occhio vitreo che ti scruta, ma evidentemente non da sensazioni) ma nessuno oggi associa la vista per pezzo di carne all’animale originale: vitello, maiale, coniglio, pollo ecc...
Noi invece ricordiamo benissimo l’occhio grande del vitello che guarda supplichevole in attesa di ricevere il latte, ma lo mangiavamo, raramente perché merce preziosa, ma lo mangiavamo; ricordiamo l’occhio attento e teso del coniglio che aspetta la carota o il fieno, ma lo mangiavamo; o quello del maiale, il più festoso al nostro arrivo con le cibarie, e lui più di tutti lo mangiavamo; il pollo non aveva grandi espressioni se non correre quando gli si portava da mangiare, ma ricordiamo quando dall’uovo che improvvisamente si rompeva dall’interno, ne usciva il pulcino che prima tutto bagnato si muoveva a fatica, poi diventava vivace in quella sua bella peluria gialla e, quando metteva le piume, sapevamo che non sarebbe durato molto.  Ah!  Le oche, quelle che non avevamo nel nostro cortile, ma le aveva nostra zia Italia, quella cattiva. Ricordo con rabbia quelle oche. Alte circa sessanta centimetri, io ottanta, che alla mia vista allungavano il collo, aprivano il becco, facevano versi da Campidoglio e mi rincorrevano. Per dispetto ancora oggi maggio il ‘paté de fois gras’ ovviamente d’oca.
Era insomma per noi naturale allevare animali che, sapevamo, sarebbero finiti sul nostro desco. Ricordo mia madre entrare nel pollaio, tutte le galline avvicinarsi fiduciose, e lei, svelta, ne afferrarne una per il collo e, con un gesto veloce del ginocchio ... Io, fuori del recinto, felice pensavo: bene, domani pollo!
Assistevamo anche all’uccisione del maiale, sotto Natale. Ricordo che tu eri il migliore anche in questo campo, oltre che per fare i salami, giocare a bocce e battere il record di bevute di Clinton (inteso come vino) all’osteria.
E veniamo al ‘giorno del maiale’ oggi direbbero “Pork’s day”. Dopo quel giorno seguiva una settimana di grandi mangiate di maiale fresco, profumi incredibili e strutto che frigge, martondee e braciole, tutti in una grande abbuffata, noi della famiglia gli aiutanti, i vicini, gli amici.
Correva l’anno sesto dalla mia nascita e, ricordo, che l’anno prima tuo fratello maggiore volle fare lui la macellazione, sbagliò il colpo e il maiale fu ritrovato dopo due giorni dissanguato e ormai quasi inutilizzabile. Quest’anno il compito sempre stato tuo, tornava di diritto a te, ma avvenne L’imponderabile.
Il maiale era già stato prelevato dalla stalla e messo sul tavolaccio. Sei uomini lo tenevano fermo, sudati e tesi. Un secchio era pronto sotto il tavolaccio per raccoglierne il sangue. Noi intorno in attesa, mia madre e le zie avevano già portato l’acqua bollente per l’operazione depilatoria, i vicini e tanti altri che facevano pubblico per vedere il Grande Gracco (non il tribuno romano) ma te, il Grande Accoltellatore, mito e leggenda del territorio del Bigolo. Tu, grandioso, al centro dell’arena completavi il rito dell’affilatura del Grande Coltello (erano due giorni che affilavi coltelli), ti aggiustavi il grembiule, ti sistemavi il Borsalino. Evidentemente gustavi il momento, la rivincita, la dimostrazione di seriosa perfezione, sentivi il calore di un pubblico partecipe. Ti stavi dilungando un po’ troppo, e avvenne il fattaccio: vidi mio fratello quello molto più grande, aveva ben sedici anni avvicinarsi a te e prima che tu capissi cosa stesse succedendo ti prese il coltello, inarcò il gomito, si avvicino al maiale urlante e piazzo un fendente preciso, perfetto, secco. Fu come un tiro di Ibrahimovic da metà campo o come il rovescio di Panatta o meglio come il colpo finale del torero Dominguin al toro; fu insomma un colpo perfetto. Evidentemente tuo figlio ti aveva ben seguito, aveva capito, era pronto e sveglio.
 Il sangue fioccava copioso nel secchio, quelli che bloccavano il maiale si stavano finalmente rilassando, eravamo agli ultimi rantoli. Mia madre aveva capito che per qualche giorno non ci sarebbe stata allegria; noi, pubblico, indecisi se applaudire (ma plaudenti) e nostro fratello a braccia alzate, la sinistra aperta in saluto e la destra con il coltellaccio sanguinante sembrava Brave Harth dopo la battaglia. Egli stava raccogliendo il calore del TUO pubblico. Tu, impietrito, fermo, faccia da coitus interruptus.
Era nato un nuovo Gracco. Gli ridasti il saluto solo l’anno successivo quando il maiale del mio settimo anno fu sacrificato alla nostra crescita fisica e morale da te.
Ciao mitico.


2 commenti:

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  2. ricordo poco del nonno, ma leggendo il tuo racconto alcune sue immagini mi sono riapparse chiare, e credo che "se ghe avesero tirà una marteada sue bae" (??????) gli avrebbe fatto meno male ahahah!!!!! Cin-cin nonno!!

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