29 Luglio: Laguna di Grado.
Sono riuscito ad evitare di visitare luoghi non programmati com’è mia abitudine. Ho sfiorato il paesino natio; ho superato “e a Madona de monte Berico”; ho schivato i paesi sede degli Evangelisti (sono i numerosi produttori di vino che conosco dall’infanzia, e che chiamo evangelisti perché hanno imparato dal Vangelo a trasformare l’acqua in vino); non mi sono fermato nemmeno a Venezia, a Eraclea, dove portavo i bambini al mare, a Lignano sabbia d’oro. Sono riuscito a superare anche Aquileia, pur trovandomi improvvisamente con colonne romane a sinistra e piazzetta con ruderi a destra: sì! La strada attraversa un Foro Romano. E’ stata dura, ma ora stò per arrivare dove volevo essere oggi: a Grado.
Sono riuscito ad evitare di visitare luoghi non programmati com’è mia abitudine. Ho sfiorato il paesino natio; ho superato “e a Madona de monte Berico”; ho schivato i paesi sede degli Evangelisti (sono i numerosi produttori di vino che conosco dall’infanzia, e che chiamo evangelisti perché hanno imparato dal Vangelo a trasformare l’acqua in vino); non mi sono fermato nemmeno a Venezia, a Eraclea, dove portavo i bambini al mare, a Lignano sabbia d’oro. Sono riuscito a superare anche Aquileia, pur trovandomi improvvisamente con colonne romane a sinistra e piazzetta con ruderi a destra: sì! La strada attraversa un Foro Romano. E’ stata dura, ma ora stò per arrivare dove volevo essere oggi: a Grado.
Grado è in una laguna come Venezia. Una lunga strada che corre in mezzo al mare la collega alla terraferma. La città sorge su una striscia lunga e stratta e si affaccia alla laguna, sul lato nord, e al mare aperto sul lato sud.
Percorsi una decina di chilometri da Aquileia, improvvisamente vedo il mare. La strada continua in mezzo alla laguna, il navigatore mi segnala che sto viaggiando sulle acque. Arrivo e attraverso tutta la città dsa nord a sud, circa duecento metri. Parcheggio a fianco d' uno stabilimento balneare con piscina e ragazzini schiamazzanti, intravvedo molti ombrelloni e il mare aperto. M’impongo una sosta per mangiare e riposare, ho viaggiato per quattrocento chilometri.
Riesco a mangiare ma, non tranquillo, cerco un parcheggio migliore e, magari, non a pagamento.
Pare siano venuti tutti a Grado, non trovo un buco. Imbocco una strada che m’ispira, il navigatore mi ridice che sto viaggiando sulle acque. Ops, sto tornando indietro. Fa niente, ricordo che all’imbocco della Laguna c’era un cartello che m’ispirava: “Pineta Bellavista”, ci vado.
Parcheggio tra la strada e un muricciolo che costeggia il mare, all'ombra d'un filare di pini marittimi.
Noto che il mare, appena sotto di me (venti centimetri d’acqua), è davvero pulito. Sul lato opposto una bella penisola e in fondo la città.
Finalmente mi riposo e al fresco.
Al risveglio uno sguardo alla mia bella laguna: “Ho c.... è sparito il mare!" Ah no eccolo là in fondo, la bassa marea. Erano anni che non vedevo il fenomeno, me n’ero dimenticato. Bello,vedo un gabbiano in mezzo alla baia con l’acqua che gli arriva al polpaccio.
Parto per la visitina. Scendo alla prima spiaggetta che trovo, c’è una palizzata che la divide da un’altra spiaggia molto più grande, ma che Lascia cinque metri di spazio per passare. Ovviamente passo e scopro che è di un camping. Poco male, visito quel campeggio che è appunto la “Pineta di Bellavista”. C’è pure un supermercato, ci faccio la spesa. Ritorno sui miei passi, col fardello in mano. La staccionata che divide le due spiagge adesso è cinque metri immersa nell’acqua: ancora la marea. Tolgo le ciabatte e procedo al guado, non bagno nemmeno le caviglie.
Tornato al camper, trovo che il mare é tornato al suo posto: Bene! Stò organizzando la cena, quando sento avvicinarsi il temporale. Vedo all’orizzonte i fulmini, il cielo velocemente diventa nero, raffiche di vento e poi una pioggia violenta. Non si vede più nulla.
La cosa è durata una mezz’oretta, poi d’improvviso ricompare il sole che si trova al tramonto, il cielo nuvoloso e il mare si tingono di rosso. Scendo per fotografare meglio e mi accordo che la strada è completamente coperta di aghi di pino, anche loro rossi.
“Mamma, che bello!”
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