I Dietologi
consigliano poco cibo e ben mirato. I
filosofi, da sempre, consigliano di
“mangiare poco”. Uno di loro, un certo Demòcene (mi pare), arrivato alla
veneranda età di 96 anni, ebbe un ascesso ai denti e il suo medico gli
consigliò due giorni di digiuno. Alla fine, superato il problema, al medico che
gli permise di riprendere il cibo rispose: “ah no! Mi sono trovato talmente
bene a digiunare che non riprenderò mai più”. I discepoli raccontano che mori
poco dopo, ma felice perché stava davvero bene.
Inizio la
mia giornata con una semplice sorsata di succo di frutta e mi avvio a visitare Palermo.
Partenza
piazza Magione: Bellissima ampia piazza circondata da deliziosi locali per
giovani. Stanno erogando cioccolate calde, cornetti alla crema di vaniglia e
cannoli di ricotta fatti al momento e quest’aggressione di profumi mi tramortisce. Fuggo verso via Vetriera, quella ove è nato
Borsellino e sento svanire gli odori, imbocco via Alloro verso la Kalsa e sento
i primi soffritti gorgheggiare come soprani, spicca il profumo di aglio rosa,
cipolla e porro fresco. Sono le otto e trenta.
Scendendo
alla Kalsa, quella dei ristorantini e cibi a metro (ogni due metri una
bancarella), siamo già alle vongole fresche, gamberoni e seppie.
M'immergo tra i
vicoli per sfociare, finalmente, a piazza Marina. Ampia piazza arieggiata, ove il
profumo dei fiori del parco esaltano la bellezza dei palazzi che si affacciano
guardinghi verso la Caletta e la Vucciria.
Alla
Caletta, il profumo di mare e del pescato delle barche dei pescatori, fanno da
contorno al più rinomato dei locali produttori di “Pani cà Meusa” il panino da
strada principe di Palermo: Stò parlando, nientemeno, che del “Porta
Carbone”.
Entro in
Vucciria, sono le dieci, la panetteria sta terminando la seconda delle cinque sfornate quotidiane di
pane caldo, svuota i primi contenitori proprio di fronte a me …..
Arrivo a
piazza Garraffa, cuore della Vucciria, mentre immergono” le Frittole”, che non
sono frittelle ma fritto di frattaglie, mentre crocchette e panelle fanno bella
mostra di se sui banchetti dell’osteria.
Risalgo
verso San Domenico divincolandomi tra le bancarelle del mercato, tra finocchi
freschissimi che esalano profumo di anice che si confonde con il profumo delle
succulente arance di Ribera.
In piazza
San Domenico, inizio del quartiere degli orafi, solo profumo di danaro.
Tavolini in mezzo alle viuzze vicino a Teatro Massimo |
Prendo la
via del mercato del Capo, mercato specializzato in prevalenza nell’
abbigliamento e, siamo a mezzogiorno, arrivo alla bellissima mole della chiesa
dell’Olivella e omonima piazza. Da quì iniziano le due deliziose viuzze che
portano al Teatro Massimo, costellate di ristorantini. Ognuno di loro ha il Maitre
che accoglie e offre il menù del giorno, lo elencano, indicano i buffet dei
cento tramezzini …. (deglutire) e offre il tutto per dodici quindici euro tutto
compreso.
Sono le
tredici e poco più, passeggio in piazza del teatro Massimo: “Le strade son
deserte, deserte e silenziose, un’unica carrozza cigolando se ne va’”, è ora di
pranzo e la città é ferma. Si passeggia
meravigliosamente, i palazzi si specchiano sui tavelloni lucidi della strada,
solo rumore di stoviglie e qualche smorzato chiacchiericcio. Il rumore dei miei
passi risuona tra le viuzze dell’antica Kasba, una brezza leggera mi riporta la
frescura del mare poco lontano.
Improvvisamente
la quarta sfornata del panificio del quartierino mi riporta alla realtà.
Arrivo a
Piazza Indipendenza.
Stigghiòle lungo la via |
Pasticcerie
e gelaterie sono in fermento per lo spuntino pomeridiano che inizia intorno alle
quattro, dopo la pennichella e finisce verso le sette e trenta, con la chiusura
dei negozi.
Ma eccolo, là
in fondo, sotto Palazzo dei Normanni , è arrivato. Ha accesso la legna del
braciere/barbecue, il fumo si alza insieme al profumo intenso e la gente si avvicina.
E’ “quello delle stigghiòle”: si tratta di uno spiedino di frattaglie di pecora
(a volte anche vitello) la sua cottura attira i consumatori da chilometri di
distanza, penso sia per il segnale di fumo, ma anche per il profumo che si
sprigiona ancora prima che la mercanzia sia sulla brace (non ho ancora scoperto
il perché).
Durante
queste ore il via vai tra pasticcerie, gelaterie (anche in pieno inverno), panetterie
e bancarelle di cibi da strada è incessante.
Ho visto
fare spuntini ingerendo patate lesse intinte solamente nel fine sale di
Trapani, altri che spezzandone il guscio a dentate si rimpinzano di mandorle
crude, ecc… e dico eccetera.
La pausa
delle sette e trenta sino alle nove abbondati,
credo sia destinata al ruttino, perché tutto ricomincia verso quell’ora,
si riempiono nuovamente ristoranti, osterie e angoli di strada ‘bancarellamuniti’.
Non so dire,
ancora, quando finisca tutto ciò, non ho ancora fatto così tardi.
Serata alla Caletta: e il nutrimento continua |