giovedì 3 gennaio 2013

Anche le statue, come le ciambelle, non sempre ...


Zafferana Etnea: La casa vista in tv
Fronte lavico.

I fronti lavici che ho incontrato durante il giro dell’Etna sono numerosi, a partire dal primo di Zafferana Etnea.
Pur protetta, per la presenza del grande serbatoio della Valle del Bove, un fronte lavico è arrivato sin qui. L’ho visitato e  ho riconosciuto quella casa con quel paio di metri di lava che la incombe; la riconosco per il servizio tv che ho visto nel  ’93. C’è la statua della Madonna della Provvidenza con la targa a ricordo:  “essendosi arrestato il fronte lavico…” frase sibillina ma, pur io ateo, mi sento perplesso.
Le colate laviche dell’Etna sono piuttosto frequenti, ma raramente raggiungono i paesi. Quando è avvenuto, e ancora oggi sono ben visibili, fanno impressione.

Colata lavica dee tre anni, 1991- 93. Bronte
Bronte, il paese dei pistacchi, è, sotto questo aspetto un simbolo.
Avvicinandosi al paese se ne attraversa uno, piuttosto vecchio, ma enorme, lungo chilometri.
Da centro paese una strada porta verso il vulcano ove ci sono numerosi vecchi crateri ed un percorso natura molto interessante. La strada che sale da asfaltata diventa lastricata di materiale lavico grigio antracite e, ai lati, due muriccioli nerissimi. Ainistra c’è una muraglia di lava nera che in alcuni punti è alta alcuni metri, a destra la si vede scendere minacciosa e vastissima verso il paese.
Si raggiunge così un bellissimo altopiano boschivo pieno di Ginestre ‘frangi lava’, faggi e querce.
C’è un bellissimo percorso, facile, di dodici chilometri, che affronto felice.
Due del pomeriggio e il solito sole splendente. Dopo un breve cammino incontro un altro impressionante fronte lavico, questo piuttosto vecchio, lo si capisce dal colore, non è più nero.
 Hanno scavato un percorso che attraversa tutta la colata, larga circa un chilometro. Anche qui ci sono madonnine protettive.
Passeggio felice, ritrovo neve, quindi significa che siamo altini. Sono passate tre ore, non sono certo che il percorso sia quello circolare  indicato nella cartina, il sole è basso e con ci sono cartelli.
Improvvisamente una domanda: Ma dove sono? Non sono certo che, proseguendo, arriverei alla meta,  sono sempre salito; Non so quanto manca e sono in mezzo a boschi e neve, Il sole é da quella parte, ma il rossore che vedo tra gli alberi copre centottanta gradi.
E’ paura quella che sento ...?
Male che  vada dormirò qui!
No, è una punta di terrore!
Decido di ritornare sui miei passi, ma ho camminato per tre ore, e fra tre ore sarà buio pesto. Non vedo la luna che potrebbe illuminare, altre luci qui, a parte il telefonino, non ci sono. Mi ritrovo ad inseguire il crepuscolo, fortunatamente la strada è tutta in discesa, mi accorgo che stò correndo (da quattro anni non correvo più, dopo il blocco del ginocchio). Mi ritrovo ansimante scrutare l’orizzonte sempre più buio, le braccia che impugnando i bastoni sbattono in avanti e indietro novello Don Chisciotte contro i mulini a vento. La strada é sempre più nera,  sempre più buia e sono spesso costretto a fermarmi per controllare di non essere fuori pista.
Improvvisamente la casetta e il camper.
Vorrei bestemmiare gli incapaci del parco, vorrei…. Non faccio nulla, risalgo nella mia casetta mobile rientro in paese, mi fermo al bar a bere qualcosa.
Mi sono tranquillizzato e attacco bottone con gli avventori in merito alle colate laviche. Accenno al problema delle Madonnine miracolose che fermano la lava e mi confermano che davvero, quando le hanno messe, poi la lava si è fermata.
Caspita! Mi dico perplesso.
Obbietto: “Ma scusate, ho visto campi e case distrutte, come mai non avete messo le statue prima che la lava scendesse così tanto?”
Candidamente mi rispondono: “Le mettimmo, ma chille non funzionarono!”

30 e 31 dicembre, Randazzo, Bronte


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