domenica 16 dicembre 2012

Campalto! Mai sentito!


2 settembre
Campalto di Mestre

Sono vicino alla laguna, anche se non la vedo e decido di cercarla, a piedi.  
Mi ritrovo in mezzo a campi di granoturco maturo  quindi a percorrere l’argine di un canale in cui c’è un gran viavai di barche e motoscafi e non capisco dove vadano. Arrivo ad una grande strada  sopra la quale passa un lungo ponte sospeso che scopro essere parte di una pista ciclopedonale e scopro,  a sinistra, un parco. Mi avvio a caso verso est e dopo una mezz’oretta di cammino eccomi, infine, seduto a bordo mare. In fondo lo skyline di Venezia e a destra due grandi navi tipo  Schettino. A destra c’é un canale e un gran viavai di barche, ecco il motivo dell’andirivieni visto prima, la laguna.

Lo skyline di Venezisa visto dal parco di Campalto
A quel punto mi accorgo di trovarmi in un parco grandissimo, anzi immenso e meravigliosamente ben attrezzato. Se cercate Venezia su Google-Maps e seguite la strada che porta alla terraferma , sulla destra noterete dei disegni strani: quello è il parco che ho scoperto e i disegni sono tutte le sue strade.

Una delle numerose avveniristiche strutture del parco di Campalto
E’ grande come l’isola di Murano, ci ho camminato per sei ore e ne è valsa la pena:  E’ molto ben attrezzato e bello. Alla visita manca  però un dettaglio: Cartelli parlavano di un ‘Forte di Difesa dell’antica Venezia’, ma non l’ho trovato.
Mi avvio al ritorno, ovviamente cambiando strada e trovo un cartello, “Forte Manin”: Deve essere lui.
Vedo una costruzione quasi totalmente ricoperta di vegetazione e chiedo informazioni ad una ragazza che sbuca dalla boscaglia in quel momento. Una ragazza un pò strana, ha un occhio semichiuso, mastica cicca nervosamente e alla mia domanda ondeggia ritmicamente una spalla e risponde: Non lo so! Non lo so! Non lo so! E fugge via.

Procedo un po’ allibito  e, subito dopo, incontro un vecchietto cui chiedo appunto se quello sia il Forte, e questi mi risponde: Si! Si! Eh, eh, eh! Mmmm.

Non so perché,  ma ho pensato che la ragazza fosse una vittima scementemente consenziente e l’altro il suo profittatore, poi più prosaicamente ho optato per “padre e figlia”.

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