mercoledì 4 gennaio 2012

Erice, con tanto di cappello


3 gennaio
Erice è da vedere .
Il monte su cui sorge Erice
Settecento metri di altezza: ducentocinquanta metri in linea d’aria dal mare e mille dal centro di Trapani, ma dodici chilometri di strada.
Un’accortezza: prima di salire controllate che non ci sia “la nuvola”.
Monte Còfano, nella parte opposta della baia.
Sono arrivato ieri sera ho avanzato tra la nebbia, che poi era ‘La nuvola’, fintanto che ho capito che oltre non si poteva andare.
Il castello di Erice a sullo sfondo Trapani
Nella visitina serale ho passeggiato nelle stradine in penombra tra mille negozietti al suono di melodie natalizie diffuse ovunque.
Il giorno dopo c’è ancora ‘La nuvola’
Dopo una approfondita visita devo confermare che si tratta di un luogo davvero incantevole.
Un interno di una delle tante bellissime chiese
Dettaglio di una stazione 'mobile' della via Crucis
Sto per ripartire ma scopro di aver parcheggiato dove non potevo entrare. Con i potenti mezzi elettronici a mia disposizione controllo con google se vi sia una via d’uscita, ma anche nelle mappe del web c’è la nuovola (controllate pure). 
Mi fido del navigatore.
E’ un dramma: strade strettissime, pavimentazione in marmo scivoloso (stà piovendo) e pendenze vertiginose. Finalmente si aprono ampi spazi, é l’uscita: Da ‘Porta Spada’. Camper largo due metri e venti, ‘Porta Spada’ due metri secchi.
“E’ più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago, che un ricco vada in paradiso, o che un camper passi da “Porta Spada”. Abbasso la testa tra le spalle, chiudo gli specchietti laterali, chiudo gli occhi… nessun rumore, sono al di là. Evviva! Frenaaa!. Balaustra il legno smarzo e oltre lo strapiombo sul Tirreno.
Minghia!

‘Se a muntagna la ga ul capel, o cal fa brut o cal fa bel’. Dotto detto popolare siculo!?

lunedì 2 gennaio 2012

Santa Crescenzia, nutrice


2 gennaio
San Vito lo Capo
Posto incredibile: c’è una spiaggia che sembra quella di Rio; scogliere come quelle di Dover, ma rosse; Strapiombi e altipiani che sembrano quelli del Grand Canion; montagne chiamate Dolomiti; spianate brulle e sassose che sembrano tratte da un film western.
Tra tutto questo una cappellina con una forma stranissima, diciamo ‘arabo-cinese-normanno. È un po’ malandata, l’interno è pieno di pietrume.
La chiesa è dedicata a Santa Crescenzia, nutrice di san Vito (non suona strano Crescenzia/nutrice?) capace di allontanare ‘u scantu’ (la paura) gettando un sasso entro la chiesetta Ah! Ecco.
Certo che quei macigni davanti alla grata! Quella non è paura è terrore.

Il costume

Primo gennaio 2012
Visito la “Riserva naturale dello zingaro” vicino a Castellammare del golfo. Sono partito di buon'ora, faceva fresco e c’era qualche nuvoletta.Tuta invernale, gilet imbottito, ombrello nello zaino.
Duecento metri e tolgo gilet e felpa.
Solo qualche nuvola passeggera, temperatura oltre venti gradi e niente vento.

 
Gli arbusti del mirto sono carichi di bacche (sogno il mirto dell’Umberto).
Enormi cespugli di rosmarino fiorito e le mitiche “Palme nane” che si stagliano tra me ed il mare.
 Finocchi selvatici , enormi cespugli di lentischio, grandi ceppi di fichi d’india e pungitopo ornano il percorso. 
In fondo le calette turchese.
Scendo a visitarle tutte, un continuo saliscendi che quasi mi stronca e, a ‘Cala Marinella’ mi fermo in contemplazione, bellissima.
Sabbia grossa e sassi bianchi, acqua turchese chiarissimo che improvvisamente diventa blù intenso. Siedo a godere questo mare, questo sole e questa temperatura.
Le onde cercano di raggiungermi,  non ci riescono e improvvisamente mi pare di sentirle:

Mi riconoscono, e, ben arrivi ormai
Bisbigliaron vèr me co’l capo chino
Perché non scendi? Perché non ristai?
Caldina è l’acqua, e a te noto il cammino
Oh siediti tra le onde odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le cazzate
Tue su Terroni: oh non facean già male!
Non avevo portato il costume, accidenti a me!