domenica 31 luglio 2011

Grado

30 Luglio:Grado.
Alle sette e mezzo riesco ad avviarmi per Grado, un vantaggio di viaggiare in camper é di arrivare prima degli altri.
Lascio la mia strada di moquette tessuta con aghi di pino marittimo, ed imbocco la strada che il navigatore descrive come mare, arrivo in città e ...ci sono tutte le macchine del giorno prima e parcheggiate nello stesso posto. Capisco che Grado è come Venezia, nessuna delle due ha inventato i parcheggi per le macchine, ma quì entrano.
Trovo finalmente un posto. La giornata è piuttosto bruttina, apro appena i finestrini, mi avvio per il centro camminando lungo la spiaggia del lato sud. Da nord a sud Grado misura duecento metri ma, dall’altro lato, non finisce mai, percorro circa due chilometri di stazioni balneari, migliaia di ombrelloni, decine di alberghi. Quando rientro alle vie pedonali, trovo grandi viali di shopping. Insomma cercavo una città d’arte ed ho trovato un floridissimo centro balneare gremito di stranieri, e noi andiamo alle Seychelles.
Arrivo finalmente alla città vecchia. Piccole viuzze chiamate calle, piazze dette campielli, tutto richiama Venezia. Entro nella basilica di S. Eufemia, la più importante, bellissima, minimalista come si direbbe oggi, ma davvero bella. Faccio le foto di rito e mi ritrovo con la macchina scarica. E’ irritante, molto irritante, non ho batteria di scorta perché quel commesso st…. del negozio non mi aveva detto che non usava batterie comuni. Sono costretto al ritorno, non nord-sud ma ovest-est, tre chilometri ed era scoppiato il sole. Arrivo al camper, lasciato col maltempo e mi accoglie con quaranta gradi. Rifaccio i tre chilometri e spero che a quel commesso venga la diarrea.
Riprendo il giro dalla basilica e scopro che dietro l’altare maggiore c’è un passaggio che conduce al Lapidario, parola bruttissima, ma significa raccolta di lapidi e colonne. Una cosa incredibile di reperti di epoca Romana, molto interessanti e belli. Proseguendo c’è la chiesa di S. Maria delle Grazie e la vecchia Grado. Nel cuore della città vecchia c’è il porto, gremito d’imbarcazioni da diporto, ma innanzitutto di barche da pesca; un bellissimo contrasto.
Mi fermo, stanco, per un panino in un piccolo bar che fa angolo sulla via dello shopping. Vedo come le donne si avventano sulle vetrine trascinando i propri maschi e vieppiù stò smettendo di essere ‘femminista’ per diventare “femminista pentito”.
Mi avvio verso Aquileia.
A bocca aperta come un deficiente vedo numerose indicazioni interessanti e decido di cominciare dalla Basilica anche perché è a vista. 
Bellissimo parcheggio a pagamento, verifico, controllo e noto quella cattedrale fantastica, il campanile massiccio, imponente, mi lascio incantare. La specialità della basilica sono i mosaici: settecentocinquanta metri quadrati; poi una cappella affrescata da meraviglia; una cripta di scavi ancora con numerosissimi mosaici antichi e reperti vari, questi sottoterra tra la basilica e il campanile.
Mi sento entusiasta e decido di proseguire la visita della città ma una brutta sorpresa mi aspetta: avevo dimenticato di pagare il parcheggio, e, di più, ero entrato in un’area di “divieto di transito a camper e roulotte”; settantotto euro di multa. Ma vaff… sapete dove mettervi le vostre colonne romane?
Decido di essere adirato e me ne vado, mi avvio alla mia tappa principale, Trieste.
Circa trenta chilometri e vedo dall’alto il Golfo di Trieste, noto il Castello di Miramare illuminati dal sole che si sta avviando al tramonto e mi viene un groppo alla gola. Attraverso tutta la città per prendere coscienza della situazione: E’ bellissima, incantata, pulita. Mi ritrovo oltre la città, imbocco il porto e devo ritornare; entro in un deposito merci e faccio retromarcia; giro in una via senza sbocco e faccio inversione a U. Mi ritrovo sulla sopraelevata in uscita verso la Slovenia. Mi fermo in un autogrill a pensare.
Decido di fermarmi all’ultimo, o quasi, paese d’Italia: Muggia. Lì sistemo tutto, aggiorno blog e pulizie, e poi deciderò.
Se qualcuno di voi sa qualcosa di Muggia senza cercare in internet, gli darò un premio, ma quando arrivo pare che tutti siano interessati a Muggia. Non trovo posto; addirittura cartelli dappertutto con il divieto di parcheggio per camper e roulotte, neanche a Stresa. Castello; chiesona; porto pieno di pescherecci; centro storico pedonale; festa popolare su piazza vista mare; il tutto esattamente di fronte a Trieste porto. Che paese sarà mai questo? Trovo posto nel parcheggio dello stadio, i camperisti sono tutti là, ma tanti.
Parcheggio, mi rilasso, mi cambio e scendo (un chilometro e mezzo di strada) a visitare il paese. Scopro subito un motivo per questo scoppio di muggianite: c’è una corsa podistica, meno male!
Sto per fermarmi a mangiare alla festa popolare, quando mi ricordo che io odio le feste popolari.
Spadello una mega pastasciutta al tonno fagioli e peperoncino, grappino fresco di Aquileia e a nanna.

Alta marea

29 Luglio: Laguna di Grado.
Sono riuscito ad evitare di visitare luoghi non programmati com’è mia abitudine. Ho sfiorato il paesino natio; ho superato “e a Madona de monte Berico”; ho schivato i paesi sede degli Evangelisti (sono i numerosi produttori di vino che conosco dall’infanzia, e che chiamo evangelisti perché hanno imparato dal Vangelo a trasformare l’acqua in vino); non mi sono fermato nemmeno a Venezia, a Eraclea, dove portavo i bambini al mare, a Lignano sabbia d’oro. Sono riuscito a superare anche Aquileia, pur trovandomi improvvisamente con colonne romane a sinistra e piazzetta con ruderi a destra: sì! La strada attraversa un Foro Romano. E’ stata dura, ma ora stò per arrivare dove volevo essere oggi: a Grado.
Grado è in una laguna come Venezia. Una lunga strada che corre in mezzo al mare la collega alla terraferma. La città sorge su una striscia lunga e stratta e si affaccia alla laguna, sul lato nord, e al mare aperto sul lato sud.
Percorsi una decina di chilometri da Aquileia, improvvisamente vedo il mare. La strada continua in mezzo alla laguna, il navigatore mi segnala che sto viaggiando sulle acque. Arrivo e attraverso tutta la città dsa nord a sud, circa duecento metri. Parcheggio a fianco d' uno stabilimento balneare con piscina e ragazzini schiamazzanti, intravvedo molti ombrelloni e il mare aperto. M’impongo una sosta per mangiare e riposare, ho viaggiato per quattrocento chilometri.
Riesco a mangiare ma, non tranquillo, cerco un parcheggio migliore e, magari, non a pagamento.
Pare siano venuti tutti a Grado, non trovo un buco. Imbocco una strada che m’ispira, il navigatore mi ridice che sto viaggiando sulle acque. Ops, sto tornando indietro. Fa niente, ricordo che all’imbocco della Laguna c’era un cartello che m’ispirava: “Pineta Bellavista”, ci vado.
Parcheggio tra la strada e un muricciolo che costeggia il mare, all'ombra d'un filare di pini marittimi.
Noto che il mare, appena sotto di me (venti centimetri d’acqua), è davvero pulito. Sul lato opposto una bella penisola e in fondo la città.
Finalmente mi riposo e al fresco.
Al risveglio uno sguardo alla mia bella laguna: “Ho c.... è sparito il mare!" Ah no eccolo là in fondo, la bassa marea. Erano anni che non vedevo il fenomeno, me n’ero dimenticato. Bello,vedo un gabbiano in mezzo alla baia con l’acqua che gli arriva al polpaccio.
Parto per la visitina. Scendo alla prima spiaggetta che trovo, c’è una palizzata che la divide da un’altra spiaggia molto più grande, ma che Lascia cinque metri di spazio per passare. Ovviamente passo e scopro che è di un camping. Poco male, visito quel campeggio che è appunto la “Pineta di Bellavista”. C’è pure un supermercato, ci faccio la spesa. Ritorno sui miei passi, col fardello in mano. La staccionata che divide le due spiagge adesso è cinque metri immersa nell’acqua: ancora la marea. Tolgo le ciabatte e procedo al guado, non bagno nemmeno le caviglie.
Tornato al camper, trovo che il mare é tornato al suo posto: Bene! Stò organizzando la cena, quando sento avvicinarsi il temporale. Vedo all’orizzonte i fulmini, il cielo velocemente diventa nero, raffiche di vento e poi una  pioggia violenta. Non si vede più nulla.

La cosa è durata una mezz’oretta, poi d’improvviso ricompare il sole che si trova al tramonto, il cielo nuvoloso e il mare si tingono di rosso.  Scendo per fotografare meglio e mi accordo che la strada è completamente coperta di aghi di pino, anche loro rossi.
“Mamma, che bello!”

venerdì 29 luglio 2011

Partito!

28 Luglio.Inizio diario di bordo
Partenza in fuga da Jerago Beach, troppo bella quella manifestazione. Almeno quest’anno non voglio farmi coinvolgere, i ragazzi sono bravi ed hanno fatto un ottimo lavoro.Decido di partire per il mio tanto agognato "mese di ferie in camper". Sono le sei di sera.
Autostrada per un paio di ore, poi sosta per insopportabili crampi allo stomaco, mangiare leggero va bene ma poi i nodi vengono al pettine. Mi fermo in autogrill e organizzo una milanese con insalatina e caffè.  Due uova per l’impanatura, consumo quasi mezzo barattolo di pangrattato; la bistecca, un quarto di chilo.  Doppia impanatura, un’amica mi disse ‘ più passaggi di impanatura, più bistecca’ ma anche per consumare le due uova. L’insalatina la taglio con cura, ma devo usare due terrine oer condirla. Inizio la cottura delle due bistecche (ho dovuto dividere in due , non ci stava nella teglia), intaso il camper di odore di fritto e in quel momento ricordo di aprire i finestrini, mi stava mancando il respiro.
Speso due euro e settanta di cena da strafogo.  Mio genero sarà fiero di mé, mi ha insegnato come godere nel risparmiare.
Finisco la serata disteso sul salottino posteriore del camper a guardare  l’ìnnumerevole, variegata e multietnica folla del parcheggio dell'Autogrill. All'una di notte decido di dormire, non riuscivo a smettere di guardare qull'incredibile spettacolo.

lunedì 4 luglio 2011

PENSIONATI

Contadino in fiore
Stavo completando la mia passeggiata, quando vedo un’immagine davvero simpatica: un contadino sul suo trattore immerso in una selva di fiori. 
Contadino irritato
Scatto una bella foto.
Ne faccio altre mentre questi si avvicina, ma arrivato vicino a me, si ferma, spegne il trattore e con un’aria piuttosto accigliata mi chiede: C’è qualcosa che non va? No, rispondo, ho trovato molto bella la sua immagine con il trattore immersi tra i fiori!  Ha beh, dice, pensavo che non andasse bene nemmeno questa! E si avvia a raccontarmi che tutti hanno qualcosa da dire e che non va mai bene niente.
Ci troviamo lungo un percorso pedonale e capisco che una folta schiera di pensionati di passaggio e a passeggio, metteranno becco ogni qualvolta lo vedono lavorare.
Spiega che sta tagliando l’erba tra i filari di piante da risemina boschiva e che ha atteso molto perché così facendo, le piantine cercano il sole e crescono di più, come succede nei boschi. L’informazione m’interessa ma pare quasi scusarsi, sto per chiarire che io non sono di quelli che… 
Contadino contento
Ricordo in quel momento che ho i capelli bianchi, è lunedì e sono a passeggio. Taccio, lo saluto e lui, più rilassato, ricomincia il suo lavoro.